18 ottobre 2007

Una bella serata di musica alla Chiesa di San Martino a Quona

Sabato sera la chiesa era piena: non erano venuti per qualche funzione religiosa - si era svolta nel tardo pomeriggio - ma per un bel concerto nell’ambito del progetto “Stazioni sonore”. Nicola Vernuccio, attivo contrabbassista jazz e Claudia Tellini, voce suadente dalle ricche sfumature soul e blues, sono stati gli intrattenitori per ben più di un’ora.
Molti gli appassionati di jazz e della sua contaminazione con la musica contemporanea – operetta, musica sacra, improvvisazione e canto riproposti in chiave jazz - che erano saliti da Pontassieve - o venuti da Catelano nei pressi di Doccia o addirittura da Firenze - attraversando
il buio della campagna circostante, con poche indicazioni e il rischio di perdersi, per ascoltare e assistere a questa bella performance. Presenti anche alcuni illustri cittadini del “Popolo di Quona” fra cui spiccavano Mauro e Renza - immancabili fin dal 1996 - data della prima edizione di Pievi nella campagna - a questi appuntamenti che nel tardo pomeriggio erano stati occupati in una importante riunione del comitato per l’acqua a San Martino.
Discorrendo del più e del meno con Lorenzo - conosciuto animatore culturale dell’area fiorentina, e non solo, nonché direttore musicale di Fabbrica Europa, curatore di svariati programmi che hanno al centro la musica e il teatro e scrittore estemporaneo - mi diceva che riuscire a mettere insieme e a fare dialogare musicalmente un soprano con un contrabbasso è cosa assai difficile perché è quanto di più opposto e di innaturale si possa immaginare dal punto di vista sonoro, melodico e strumentale.
In questo caso l’esperimento è perfettamente riuscito, tanto è vero che il numeroso pubblico ha chiesto ripetutamente il bis, soddisfatto più di una volta dai due bravi musicisti: improvvisazione e canto, praticati con la semplicità del vero e la leggerezza degli artisti veri.
Un lavoro aperto, in corso, anzi un viaggio vero e proprio alla ricerca di “stazioni da interpretare” più che da visitare, da scoprire con la curiosità e la poesia di una coppia che è sembrata collaudata ed affiatata: ogni tappa e ogni itinerario un’emozione che si ripete e si reinventa.
Applausi scroscianti per ogni brano e piena soddisfazione nell’ascoltare questo itinerario composto da brani musicali dalla tradizione europea, americana, mediterranea, ispanico-araba e africana che si fondono con la contaminazione jazzistica o viceversa: alla fine una vera e propria ovazione con numerosi bis in cui i due musicisti si sono volentieri cullati.
Ma la serata non si è conclusa alla fine del concerto - con le immancabili considerazioni,
discussioni e scambio di opinioni del dopo spettacolo – ma è proseguita per un bel po’ grazie alla disponibilità della “custode” della Chiesa che ci ha accompagnato nella visita della canonica, dello studio del parroco decorato da Leto Chini e della cappella della Compagnia restaurata nel 1816 - come si legge sotto lo scudo “insieme al popolo” (una cum populum) - dal parroco Giuseppe Farulli, lo stesso che redigerà l’ultimo censimento del Granducato di Toscana nel 1841 al quale sarà dedicato un “post” specifico.
In conclusione buona musica e un percorso che ha permesso ai tanti che sono rimasti di scoprire i gioielli di una graziosa Chiesa di campagna e un po’ di storia locale.

08 ottobre 2007

La capra pestifera

Da diverso tempo nei paraggi di Trentanove si aggira una simpatica capra domestica, di un bel colore fulvo. Il suo luogo preferito di stazionamento é il Chiesino di San Giusto e come vi sia arrivata è un mistero. Fatto sta che da diversi mesi ascoltiamo il suo belare ed ora che è rimasta sola ha imparato a farci visita, soprattutto il sabato e la domenica, per cui si precipita per giocare, mangiare e accennare a qualche testata che le sue potenti corna possono rendere dannosa. L’indole è buona - domestica come si suol dire - ma quando arriva siamo ormai pronti a chiudere porte e cancelli poiché divora di tutto e sale in ogni posto! Verdure e fiori di tutti i tipi, ma gli orti sono la sua vera passione poiché germogli belli e pronti da gustare non si trovano tutti i giorni! Non si limita però a cibarsi di ciò che trova, anzi il suo esuberante repertorio la fa sconfinare dai salti sui tavoli di casa - chiedere ad Alessandra e Giuditta - sul cofano dell’auto o sull’ape rossa di Beppe; insomma è così dirompente e temeraria - un piccolo terremoto - che è difficile tenerla a bada se non con un bastone a mo’ di minaccia e, comunque, solitamente arretra di poco, giusto il tempo per focalizzare il pericolo che non c’è, per poi proseguire nella sua avanzata.
Il rapporto con gli altri animali è di duplice diffidenza anche se lei non ha paura di niente, apparentemente: i cani li guarda in maniera spavalda, con i suoi occhi marroni tendenti al rossastro, come a dirgli: prova a farmi qualche sgarbo, ti farò assaggiare le mia corna! Con i gatti c’è contatto solo visivo poiché i piccoli felini si mantengono, furbescamente, a distanza di sicurezza non offrendole mai l’occasione di trasformare lo sguardo da curioso a sfida.
Alcuni di noi hanno ben pensato di barricare gli orti - Giovanni e Renzo - per salvare il cavolo nero, le insalate, la bietolina, i pomodori e quant’altro: altri hanno chiuso il cancello per non farsi divorare le fragole o qualsiasi altra pianta o per non vedersela in casa pronta a salire sul divano!

La capra in realtà sembra soffrire di solitudine e volendo stare in compagnia si adopera in ogni modo per rendersi simpatica al mondo, non consapevole dei danni e delle paure che può procurare con le sue temibili corna, le corse trafelate e gli scarti che compie come a dire: ti ho nel mirino ma sono capace di evitarti quando voglio - se voglio! Il problema è che non sappiamo quando punta dritta su di te e ti evita davvero, pertanto non gli giriamo mai le spalle. Per neutralizzare la sua irrequietezza o si usa un bastone o si è costretti a bloccarla per le corna, con relativa spinta e scuotimento del capo.
In queste ultime giornate non si vede più - il Chiesino è tornato popolato, si percepisce ogni tanto il suo belare lontano come dire: ci sono, vengo quando mi va e quando meno ve lo aspettate!