13 settembre 2007

Acqua: un impegno di tre lustri, e passa!

L’antica zona dei popoli di Quona (San Giusto e San Martino) è un territorio rurale racchiuso a nord dal tabernacolo di Montefiesole, a est dalla dorsale di poggio Bardellone, a ovest dal quercione, un a roverella secolare e a sud dall'Arno.
Comprende numerose case coloniche adibite a residenza - circa 400 persone - delle fattorie con produzioni di qualità nonché attività agrituristica, una chiesa dove dopo il restauro sono riprese le funzioni religiose, tre cimiteri, di cui uno di campagna ormai abbandonato, agricoltura del tempo libero.
L’area è da sempre carente d’acqua poiché la presenza dell’argilla ostacola il formarsi di vene sotterranee di una certa entità; nell’opera di ricerca della vena si sono profusi diversi geologi - con risultati molto scarsi. Qualcuno ha pensato anche di rivolgersi al rabdomante - una pratica antica che si perde nella notte dei tempi - confidando nelle sue doti naturali, ma il risultato non è cambiato. La scienza e la rabdomanzia, sono arrivate alla stessa conclusione: l’acqua non c’è, e quando la si trova è così poca da essere inutile!
Questa piccola e sparsa comunità non ha tratto benefici diretti dagli oneri di urbanizzazione versati al Comune in occasione della trasformazione delle case da rurali a urbane che prima del restauro versavano in condizioni di abbandono: basta vedere lo stato della strada comunale che è piena di buche.
Oggi per l’approvvigionamento idrico vengono utilizzati pozzi e piccole sorgenti con scarsa portata che, oltre a non garantire la potabilità, non sono sufficienti al fabbisogno: nel periodo estate-autunno molte famiglie devono ricorrere a delle aziende private per riempire le cisterne o utilizzare altri mezzi di fortuna, come le taniche, per soddisfare il bisogno che la legge indica come primario, vale a dire l’uso umano (insomma per cucinare, lavarsi, tirare lo sciacquone ecc): è evidente che con il recupero di quasi tutti i fabbricati a fini abitativi il bisogno di acqua è aumentata, mentre il livello delle sorgenti e dei pozzi nella migliore delle ipotesi si è preservato costante, nella peggiore è diminuito e nonostante l’adozione di tecniche di risparmio.
Da più di quindici anni ci si è impegnati a far sì che la rete idrica fosse estesa anche alle nostre case d'altronde termina a poche centinaia di metri ma dopo tanti amministratori e tecnici che si sono succeduti nella vicenda, allo stato attuale non abbiamo un interlocutore né presso l’amministrazione comunale né presso Publiacqua, la società che gestisce il ciclo integrato delle acque.
Francamente ci sentiamo un po’ presi in giro dopo le tante promesse non mantenute, progetti redatti e presentati ma mai portati in esecuzione, finanziamenti che un giorno sembrano esserci per scomparire quello successivo: si assiste, inoltre, a una certa "volatilità" degli interlocutori istituzionali la cui partecipando alle riunioni non impedisce alla pratica di essere posta nello scaffale del dimenticatoio per rispolverarla quando si sollecitano di nuovo. Non parliamo poi di Publiacqua che risulta essere così lontana e presa da questioni ben più importanti - critica situazione finanziaria, ingresso di soci privati, aumento delle bollette e degli utili - che il nostro bisogno primario sembra per loro di infimo ordine.
Per meglio illustrare l’intera questione si ricordano le principali fasi della richiesta dell’estensione dell’acquedotto, che è passato dalla gestione del comune a quella di Publiacqua, di proprietà dei comuni e controllata dagli stessi attraverso l’ATO: cioè il controllore (i comuni) controlla il proprietario (i comuni) - insomma è un po'da ridere!

Ma ecco la cronistoria!
Nel 1991 un primo gruppo di persone richiede al Comune di Pontassieve di studiare la possibilità di ampliamento dell’acquedotto, sottolineando disponibilità al coofinanziamento dell’opera. La risposta non fu malvagia poiché l’ufficio acquedotto mise a punto un progetto di massima la cui spesa si aggirava intorno ai 350 milioni di lire.
Nel 1992 viene presentato al Sindaco un documento per chiedere un impegno formale della municipalità per la presentazione della domanda di finanziamento dell’opera attraverso fondi europei: la domanda però non viene presentata e nel frattempo si erano aggiunti ai primi richiedenti anche le famiglie di Trentanove (Quona).
Nel 1995 viene richiesto allo stesso Sindaco di prendere in considerazione il bando di un finanziamento europeo finalizzato alla realizzazione di acquedotti rurali, impegnandosi di nuovo al cofinanziamento. La domanda di non viene presentata: e due!

La speranza
Nel 1999-2000 si accendono nuovamente le speranze dei cittadini dei “popoli di Quona” poiché il nuovo Piano di sviluppo rurale prevede anche lo sviluppo degli acquedotti rurali con relativi finanziamenti in quota parte. I cittadini non stanno a guardare e si informano direttamente presso la Regione sulle possibilità di presentazione della domanda di finanziamento per l’estensione dell’acquedotto da Mezzana a San Martino (la distanza va da 1 a 2 km): scrivono anche una lettera a diversi soggetti istituzionali per informare della “situazione acqua” nella zona di S.Martino chiedendo al Comune di farsi carico della presentazione della domanda di finanziamento che questa volta viene inviata in Provincia, confermando nuovamente l'impegno al cofinanziamento dell’opera intorno a cui cresce l’interesse di tutta la comunità.

Cresce l'aspettativa
Finalmente nel 2001 il Comune risponde positivamente e a tal proposito viene presentato al Sindaco, lo stesso del 1992, un promemoria per invitarlo a esaminare la richiesta di un incontro con i dirigenti di Publiacqua in occasione del passaggio di competenze dal Comune a questa Spa nella gestione del ciclo delle acque.
Nel 2003 – evviva! - il Comune chiede a Publiacqua l’estensione della rete idrica, impegnandosi anche a partecipare al finanziamento dell’opera per soddisfare esigenze primarie di questi residenti ed aiutarli a risolvere un problema molto importante per la qualità della vita e utile anche alla valorizzazione dell’ambiente rurale.
Le cose sembrano andare per il meglio: a novembre Publiacqua redige il progetto definitivo comprensivo del capitolato d’appalto e l’opera è inserita nel Piano triennale con un impegno di 80.000 € da parte del Comune.
Sembra essere addirittura prossima la realizzazione, tanto è vero che ne parla anche La Nazione.
Nel 2004 la Provincia (tramite l'Artea) delibera che il progetto è ammissibile ma non viene finanziato per la limitatezza delle risorse disponibili: nuovo incontro con il Sindaco, lettera del Comune a Publiacqua che inserisce l’opera nel Piano Operativo Triennale 2005-2007 dichiarando di voler indire la gara d'appalto dei lavori in modo da iniziare i lavori nei primi mesi del 2005. Ci siamo! Neanche per idea, purtroppo!

La melina
Ci sono le elezioni e viene eletto un nuovo Sindaco di centro-sinistra: quindi cambiano gli amministratori ma non il colore della maggioranza e della Giunta per cui l’aspettativa è la conferma degli impegni assunti precedentemente.
Inizia una fase che dura fino ad oggi che potremmo definire “melina”, mutuandola dal gergo calcistico, sinonimo di “perdere tempo e rimpallarsi “ la responsabilità. Guardate un po’!
A ottobre del Comune riduce il suo impegno finanziario da 80000 a 30000 euro, l’opera permane nel POT di Publiacqua con un finanziamento di 100.000 al netto del contributo del comune, mentre il costo sale in maniera esponenziale per toccare quota di 445.000 euro!
Nel febbraio 2005 si svolge una riunione in comune con il Vicesindaco, l’assessore all’ambiente, due ingegneri di Publiacqua a cui vengono poste varie domande. Le risposte sembrano soddisfacenti: anche se qualcuno ha la bella pensata - veramente geniale - di accollare ai richiedenti il costo dell’intero rifacimento della strada comunale sotto la quale dovrebbe passare la rete idrica. L’incontro si conclude comunque con alcuni impegni da parte degli amministratori e di Publiacqua. Impegni che poi vengono, purtroppo, completamente disattesi.
Decidiamo di andare a Publiacqua per sollecitare una risposta in merito alla difficoltà di reperire fondi per estendere l’acquedotto pubblico ma incocciamo nella stasi della società che è in attesa di conoscere il nuovo socio che dovrebbe portare nuovi capitali.
In aprile al nuovo assessore all’ambiente viene consegnato il progetto e ci informa che Fiorentinagas potrebbe partecipare all’intervento metanizzando la zona. Si accendono nuove speranze poiché in un colpo solo avremmo acqua e gas; con i costi attuali del gpl: sarebbe veramente una gran cosa!
A luglio ci si vede di nuovo con il comune che sembra confermare gli impegni e a redigere la lista degli interessati all’acquedotto: in realtà la lista la prepariamo noi e la consegniamo in ottobre. Il Comune che si impegna a fare i ripristini stradali.
Arriviamo al dicembre 2006 e visto il silenzio tombale viene inviata l’ennesima lettera in cui si ricorda alla nostra amministrazione e a Publiacqua gli impegni presi e si sottolinea la vicinanza del termine di scadenza del POT, con il rischio di perdere la progettazione dell’acquedotto se questo non verrà riconfermato nel piano triennale.
Richiediamo una risposta a breve in modo da poter prendere le decisioni conseguenti dato l’aggravarsi del problema idrico.
Negli stessi giorni chiediamo un appuntamento al Sindaco per illustrare la situazione dato il silenzio sia di Publiacqua che dell’Amministrazione Comunale e soprattutto per capire chi si interessa attualmente di seguire l’iter della nostra domanda.
L’appuntamento fissato per la fine di gennaio 2007 viene disdetto il giorno prima per l’assenza del primo cittadino: la segretaria ci fa presente tra l’altro che la materia non riguarda il Sindaco ma l’assessore preposto: il problema è che non si riesce a capire chi è “il preposto”!
Perse le tracce di Comune e Publiacqua, non sappiamo chi si interessa del problema, decidiamo pertanto di rivolgerci al Difensore Civico per vedere “l’effetto che fa”!
Alla prossima puntata